Era nato a Illasi, in provincia di Verona, 91 anni fa. Don Luigi Verzè, da molto tempo sofferente di cuore, è morto la mattina dell’ultimo giorno dell’anno stroncato da una crisi cardiaca. Era ricoverato nell’Ospedale San Raffaele, centro ospedaliero da lui fondato nel 1958. Era laureato in Lettere classiche e filosofia presso l’Università Cattolica di Milano nel 1947 ed era stato ordinato sacerdote l’anno successivo.
Da sempre molto attivo nel milanese come organizzatore di scuole di avviamento professionale, fondatore di del centro di cura e ricerca e dell’ateneo privato Università Vita e Salute, subì dalle autorità ecclesiastiche due condanne, poi revocate: nel 1964 arrivò la proibizione di esercitare il Sacro ministero e nel 1973 la sospensione a divinis.
La figura di don Verzè è da sempre più vicina a quella di un abile imprenditore più che a quella di un sacerdote. Grisaglia da manager, camicia bianca e cravatta, don Verzè non ha retto allo stress provocato dall’inchiesta per bancarotta fraudolenta della Fondazione San Raffaele – Monte Tabor, che già contava il suicidio del suo braccio destro Mario Cal, del 20 luglio 2011.
Il San Raffaele è un polo che ha riunito ricercatori di fama mondiale. Un gioiello della sanità in Europa che celava però un buco di 1,5 miliardi di euro, creato probabilmente attraverso sovrafatturazioni e spese folli (tutti ricorderete l’aereo privato da 20 milioni di euro del sacerdote e le vacanze nei paesi esotici). Ma questo scandalo non è il primo che ha investito don Verzè: in passato aveva subito diverse condanne per corruzione, istigazione alla corruzione, abuso edilizio e ricettazione, tutte finite in prescrizione.
Oltre ai suoi eccessi, il sacerdote era noto per le sue amicizie con politici e personaggi dello spettacolo. Una tra tutte, l’amicizia con Silvio Berlusconi e la sua famiglia. Nel 1994, alla discesa in campo del Cavaliere con Forza Italia, don Verzè asserì come Berlusconi fosse “una benedizione per il Paese, un dono di Dio all’Italia”.