E’ morta ieri sera in una clinica privata di Milano dove era ricovera da tempo Fernanda Pivano. Aveva da poco compiuto 92 anni. Scrittrice, giornalista, traduttrice e critica è stata lei a far conoscere in Italia gli autori americani della Beat Generation. Da sempre amante della letteratura americana, a 24 anni Fernanda Pivano si laurea in Lettere con una tesi in letteratura americana sul Moby Dick di Melville. Nel 1943 pubblica la prima traduzione dell’antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters. Ma è l’incontro prima con Cesare Pavese, suo professore al liceo D’Azeglio di Torino, poi con Ernest Hemingway nel 1948 a segnare la svolta decisiva della sua vita: da semplice traduttrice ed amante di letteratura americana ad una delle sue più importanti conoscitrice e promotrice.
- Fernanda Pivano e Ernest Hemingway
La Pivano è stata la maggior curatrice delle opere di Hemingway e dopo il viaggio negli Stati Uniti nel 1956 è colei che porta in Italia i testi e la poetica di questi scrittori così diversi, liberi e maledetti: Gregory Corso, Lawrence Ferlinghetti, William Burroughs, Jack Kerouac (la prefazione di On the Road è sua), Allen Ginsberg. Nel 1976 pubblica I mostri degli anni Venti dove raccoglie i racconti di vita ed i suoi ricordi dei grandi personaggi che ha incontrato partendo dal suo amato Hemingway, passando per Francis Scott Fitzgerald e Dorothy Parker, fino a William Faulkner. Negli ultimi anno della sua vita, Fernanda Pivano ha continuato la sua opera di diffusione di cultura e di promozione di nuovi talenti narrativi (Chuck Palahniuk, David Foster Wallace, Bret Easton Ellis).
Con Fernanda Pivano scompare una delle figure di donna più interessanti e positive del secolo scorso, capace di cogliere le sfumature più profonde della cultura americana e di tramandarle con il sorriso, una donna che ha ‘vissuto’ la storia ed ha intrecciato profondamente la sua vita con i suoi protagonisti più lucenti.
I funerali di Fernanda Pivano si svolgeranno venerdì nella sua Genova (dove era nata il 18 luglio 1917) nella basilica dell’Assunta in Carignano, la stessa dove si celebrò dieci anni fa il funerale del suo grande amico Fabrizio De Andrè “il più grande poeta italiano del Novecento” come lei ha sempre amato definirlo.
Anche se per l’età e per l’incredibile vita vissuta non si dovrebbe essere tristi per questa notizia non è facile non esserlo. Tutte le volte che se ne va una persona straordinaria, qualsiasi sia la sua età, si percepisce la perdita di un pezzo importante del nostro mondo e delle nostra storia.
Ciao Fernanda e grazie di tutto
Era una di quelle persone che si pensava non dovessero morire mai…
l’appartenenza è avere gli altri dentro di se’, diceva Gaber: questo fa sì che chi ha scelto di appartenere all’umanità, con intelligenza e generosità, morendo lascia un’ eredità a ciascuno che in lei si è riconosciuto.
Riprendiamo la sua lezione con coraggio e speranza.
Lei ha solo lasciato il suo involucro di carne: il suo Spirito immortale ora riverbera il canto di gioia della sua Vita là, dove nessuno potrà mai disturbarla, appesa al labbro di Pavese, in tuffo nel mare del be-at, mentre ascolta le storie di Nunzio o segue i ricami di Allen, dove attaccabrighe ubriachi spremono il loro cuore per lei e dove chi ha vissuto senza filtro potrà passeggiare in eterno, senza alcuna fretta, affianco alla dolcezza ed alla schiettezza di una persona semplice, diretta, coerente con se stessa e con l’amore che la sua Vita ha dato come modello per noi, fantasmi d’inchiostro.
Grazie Fernanda, se avessi avuto più coraggio ti sarei venuta a trovare, ma ora è tardi per le recriminazioni: resto solo nel giardino che mi hai aiutato a trovare, nascosto in me stesso.
atta.
Ho appena finito di leggere i due volumi dei suoi Diari, dopo averla seguita in tutto ciò che ha scritto. Anche se è passato già un anno dalla sua morte, sento sempre la sua mancanza come il primo giorno.
Cara Nanda, capace di dare speranza e entusiasmo a tutti coloro che la seguivano.
Flavia